Libri

“Donne che corrono coi lupi”, un libro scritto per le donne che si credono fragili e si scoprono forti come lupi!

Pinkola estes

In tempi duri dobbiamo avere sogni duri, sogni reali, quelli che, se ci daremo da fare, si avvereranno.
Donne che corrono coi lupi – Clarissa Pinkola Estés

Ho letto questo libro anni fa, in un periodo molto difficile della mia vita, in cui mi sentivo fragile e disorientata.

A consigliarmelo fu la mia terapeuta ed oggi quando ho bisogno di farmi forza vado a risfogliarlo, solo “annusarlo” mi fa sentire meglio.

E’ un libro che mi ha insegnato e segnato tanto perché mi ha fatto scoprire lati di me che ignoravo…

Ho riscoperto il valore di questo libro il mese scorso, durante l’intervista che ho fatto per Radio Civita in blu (che potete ascoltare qui), quando parlando del potere della narrazione ho pensato all’importanza che questo libro ha per me, libro in cui le storie sono un’arte curativa, sono medicine, balsamo potente, «vitamine per l’anima» (pag. 20 del libro).

E’ un libro affascinante in cui emerge come donne e lupi, che all’apparenza sembrano essere specie molti distanti tra loro in realtà sono molto simili, sono entrambi curiosi, protettivi, avvertono il pericolo senza evitarlo, si fanno travolgere dall’istinto, hanno un’intuizione innata, spirito di adattamento, sete di conoscenza, voglia di scoprire nuove frontiere, nuovi territori.

Un saggio in cui le favole analizzate da una prospettiva diversa, antiche leggende e fiabe come Barbablù, La piccola fiammiferaia, Vassilissa, Il brutto anatroccolo, ascoltate durante l’infanzia, vengono analizzate da una prospettiva diversa, con lo scopo di liberare la mente dagli schemi imposti, diventando un canale per una crescita interiore.

Essendo le narrazioni fondamentali sia per la costruzione identitaria che per la trasmissione dei valori culturali, spero che questo libro popolerà più librerie casalinghe ed arriverà sotto gli occhi di sempre più bambine, ragazze, donne.

Oggi voglio consigliarlo a tutte le donne, in particolare alle mamme che in questo “particolare” periodo

  • vivono momenti di alti e bassi,
  • si sentono sotto pressione,
  • hanno bisogno di aiuto,
  • non si fidano di assumere una babysitter perché hanno paura del contagio, né tantomeno una badante per i genitori anziani, una collaboratrice domestica… e fanno tutto da sole,
  • si sentono sole e fragili,
  • stanno continuando a lavorare in smartworking con prole a casa,
  • a coloro che a causa della pandemia e della conseguente crisi economica non torneranno a lavoro…

I dati pubblicati il 3 giugno dall’Istat sui disoccupati nel mese di aprile confermano i pesanti effetti della pandemia sul mercato del lavoro in generale, e sulle donne in particolare.

La lettura complessiva dei dati sulla disoccupazione rivela come l’emergenza Covid abbia colpito più duramente le donne rispetto agli uomini.

Nonostante le donne abbiano un grado di istruzione maggiore e sono presenti in molte professioni qualificate, il tasso di occupazione femminile in Italia si sa è da sempre fanalino di coda in Europa: il 49,9% dall’ultimo report Istat. Sale al 54% se si considera la fascia di età 20-64 anni, tasso lontanissimo dalla media europea, che è del 67,3%.

La scarsità di servizi per l’infanzia soprattutto nel Centro Sud costringe le mamme a rinunciare al lavoro dopo il primo o il secondo figlio. Secondo una ricerca di Manageritalia basata su dati Istat e Isfol, il 27% delle donne lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio, per cui se prima della gravidanza lavorano 59 donne su 100 dopo il parto ne continuano a lavorare solo 43, con un tasso di abbandono pari al 27%.

Situazione che ovviamente è peggiorata con la pandemia…

Ma non ci scoraggiamo, forza ragazze, siamo più forti di quel che crediamo!

 

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